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Target: Ragazze con DCA inviate dall’Associazione “SulleALIdelleMENTI”

Destinatari Diretti: 15 ragazze tra i 14 e i 18 anni

Destinatari indiretti: Famiglie delle ragazze – gruppo dei pari

Obiettivi generali:

  • Avvicinare allo sport della vela ragazze con DCA
  • Prevenire il rischio di marginalità dei soggetti coinvolti
  • Creare una rete sociale di scambio e crescita, promuovendo attraverso le attività veliche e il volontariato, la crescita personale.

Obiettivi specifici:

  • Promuovere, attraverso lo sport della vela, l’acquisizione di abilità sportive
    e sociali
  • Promuovere il benessere psico-fisico dei partecipanti
  • Promuovere, attraverso il lavoro di gruppo, lo sviluppo dell’autonomia e
    dell’autostima

Navigare a vela vuol dire prima di tutto collaborare.  A bordo ogni persona trova il suo posto a seconda delle proprie capacità e possibilità fisiche. Nel mese di Giugno abbiamo effettuato due uscite di prova con 8 ragazze divise in due gruppi.
Fin da subito è stato chiaro che
condividere un’esperienza diversa, nuova, lontana dalla propria comfort zone abbia avuto dei risvolti positivi su ognuna di loro. I primi momenti di timore nel trovarsi in una condizione sconosciuta hanno subito lasciato il posto alla gioia di condividere il mare, lontano dalla terra ferma, dai social, dai famigliari e dai condizionamenti sociali, le ragazze si sono trovate a dover condividere uno spazio ristretto. Dopo poche ore si era già formato un gruppo affiatato e la voglia di raccontare la propria storia personale, condividendo speranze
e paure per il futuro, la possibilità di
socializzare e scoprirsi “capaci” in un setting informale ma comunque protetto e controllato. Proprio per la peculiarità della vela, e per l’esperienza maturata dalla nostra associazione, crediamo che questo percorso in un’ottica multidisciplinare e di collaborazione possa apportare benefici e significativi miglioramenti in particolare sugli aspetti psicosociali come la scarsa motivazione al trattamento, la presenza di stressors addizionali di tipo psicosociale o inadeguato supporto sociale, la preoccupazione caratterizzata da pensieri disfunzionali sia di tipo ego-sintonico o ego-distonico, gravi conflitti familiari e l’assenza di supporto familiare o supporto sociale.

Il progetto coinvolgerà circa 15 ragazze con DCA in età compresa tra i 14 e i 18 anni.
Da luglio a Settembre si formeranno tre gruppi ed ognuno svolgerà 8 lezioni in barca da circa 3 ore ciascuna.
Durante ogni uscita verrà concordato preventivamente un momento per fare merenda insieme in accordo con il piano alimentare delle ragazze.
Da Ottobre a Dicembre verranno organizzati tre momenti di ritrovo (uno al mese) durante i quali le ragazze che hanno partecipato alle uscite, potranno svolgere insieme attività di volontariato presso l’associazione e confrontarsi su eventuali percorsi per la nuova stagione.
Gli incontri serviranno inoltre come legante per il gruppo creato e saranno occasione per favorire lo sviluppo di competenze sociali.
Ogni attività verrà concordata con l’equipe multidisciplinare che segue le giovani per poter effettuare ogni uscita in piena sicurezza e tranquillità.

Disturbi Alimentari

La situazione epidemiologica nazionale conferma che sia l’anoressia nervosa che la bulimia nervosa sono un problema di salute pubblica di notevole interesse (Donini et al., 2017). I ricercatori nel Manuale per la cura e la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione e delle obesità evidenziano come la caratteristica clinica propria dei DCA (con la presenza di forme subdole) impedisce di avere certezza sulla loro prevalenza ed incidenza.
Con un lavoro di revisione della letteratura scientifica in ambito epidemiologico, è stato evidenziato che l’incidenza (numero di nuovi casi di malattia, in una popolazione, in un determinato periodo di tempo) dell’anoressia nervosa è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, e fra lo 0.02 e 1.4 nuovi casi nel sesso maschile.
L’incidenza della bulimia nervosa è stimata in almeno 12 nuovi casi per
100.000 persone, in un anno per il genere femminile e di circa 0.8 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere maschile.
Altro dato rilevante è quello della prevalenza lifetime (ossia la percentuale di una popolazione che sviluppa una determinata malattia nel corso della sua vita): nella popolazione con età superiore ai 18 anni sono stati stimati tassi di prevalenza lifetime dello 0.9% per l’AN e dell’1.5% per la BN, nelle donne, con tassi negli uomini rispettivamente dello 0.3% e 0.5%. Se si valuta invece la popolazione femminile fra i 18
ed i 24 anni i tassi sono più elevati con valori di 2% per anoressia e 4.5% per la bulimia.

In Italia, sia per l’anoressia, sia per la bulimia nervosa la fascia di età per l’esordio è 15 – 19 anni, con una tendenza negli ultimi anni ad un esordio sempre più precoce. Questo aspetto è di notevole interesse per il campo della psicopatologia, con notevoli e indubbie connessioni fra psicologia clinica e psicologia dinamica e dello sviluppo, e fa sì che debbano considerarsi, con attenzione, i fattori di rischio socio-culturali di esposizione della popolazione giovanile, adolescenziale e preadolescenziale nel nostro contesto nazionale. L’importanza di interventi precoci è riferita anche nelle Linee Guida NICE 2017, che evidenziano la necessità di considerare la patologia nel suo complesso, per un approccio multidisciplinare e che possa comprendere anche le co-morbilità e le eventuali dipendenze
patologiche associate. Non sono stati identificati, ad oggi, fattori di rischio unici e specifici
direttamente collegati allo sviluppo di un DCA con un rapporto causa/effetto; piuttosto si può parlare di un insieme di fattori predisponentie predittori, genetici, biologici, familiari e psicosociali che intervengono nello sviluppo del disturbo. (Fonte: salute.gov.it)
L’emergenza sanitaria causata dalla pandemia ha avuto un forte impatto negativo sull’incidenza nella popolazione dei disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia e la bulimia, con numeri di casi in consistente crescita.
A causa dell’emergenza sanitaria molte persone che già soffrivano di questi disturbi hanno visto peggiorare la sintomatologia, mentre per molte altre l’isolamento forzato negli spazi domestici nei lunghi periodi di lockdown ha contribuito all’insorgenza di un disturbo.
Solo nei primi sei mesi del 2021 sono stati 1.570 i pazienti assistiti per disturbi alimentari in Emilia-Romagna.
Un numero non troppo lontano dalle 1.872 persone prese in carico lungo tutto il 2020 e dalle 1.886 dell’intero 2019.
(Fonte: Salute, disturbi del comportamento alimentare in crescita con
la pandemia: rete dei servizi e risultati della telemedicina — Regione Emilia-Romagna)

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